Dentro i segni del Paesaggio, tra ciò che affiora e l’invisibile. L’Altavia TV1 nel versante del Grappa.

 

Libreria Universitaria, 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Libro di landscape ecology che mira a formulare un piano di sviluppo sostenibile per il Massiccio del Grappa basato sulle forme dell'eco-turismo e del turismo sostenibile. Il lavoro inizia con una serie di analisi finalizzate a descrivere il paesaggio culturale della montagna in questione, andando a evidenziare i fenomeni e i fattori che nel corso dei secoli hanno costituito e mantenuto le forme tipiche del paesaggio del Grappa. In particolare, sono stati studiati la geomorfologia e le unità del paesaggio, i tipi di suolo, il clima e le precipitazioni medie, la vegetazione potenziale e quella reale. Da ciò è emerso che il paesaggio, così come viene percepito, è strettamente di origine antropica. Il modello economico basato sull'alpeggio aveva nei secoli plasmato e modificato l'assetto naturale del territorio con il fine di renderlo più adatto alle necessità di quelle comunità umane che vedevano nel Grappa una fonte di sostentamento e reddito. I larghi prati intervallati da boschi di latifoglie non sono altro che il risultato di secoli di un'incessante interazione tra l'uomo e la natura, con il fine ultimo di estrarre la maggior parte di risorse da quest'ultima. L’analisi storica però ha evidenziato che, a partire dal secondo dopoguerra, quel sistema economico che aveva generato le forme tipiche del paesaggio culturale del Grappa era andato lentamente ma inesorabilmente in crisi. Questo produsse rapide trasformazioni nel paesaggio: infatti, dalle cartografie era emerso che nel giro di un secolo, dalla fine dell'Ottocento alla fine del Novecento, i prati erano quasi del tutto scomparsi e avevano lasciato spazio al bosco. Ciò significa che si era manifestata una mancanza di interesse per le attività economiche montane e di conseguenza un graduale abbandono delle attività in quota che ha portato al rinselvatichimento di larghe parti del Grappa. E' emerso che il paesaggio culturale caratteristico sopravvive solamente nella parte sommitale del Massiccio a causa delle condizioni orografiche che permettono un alpeggio più agevole alle poche malghe sopravissute. Dal momento che quell'assetto territoriale è il frutto del lavoro della comunità umana che vive e lavora in quel luogo, quindi i malghesi, si è ritenuto opportuno valutare se all'interno di quel gruppo la montagna venisse ancora percepita come una risorsa economica, che tipologie di risorse palesi o latenti individuassero e che rapporto avessero con quel paesaggio. Questa indagine antropologica è un punto chiave del lavoro: infatti, non è possibile proporre un progetto di sviluppo per un'area se i diretti interessati non hanno alcuna aspettativa nei confronti del luogo nel quale vivono e, ancor peggio, se non percepiscono alcuna risorsa in esso. E' stato quindi proposto un questionario a risposta multipla che da un lato ha consentito di capire quali sono le aspettative delle persone che lì lavorano, dall'altro di avere dei dati per costruire una serie di mappe percettive del territorio finalizzate alla localizzazione delle risorse e anche a capire quali sono i luoghi che hanno maggior valore sotto diversi punti di vista, ovvero quello paesaggistico, turistico e agricolo. Alla fine è stato proposto un piano di sviluppo sostenibile che mira alla tutela e alla valorizzazione delle aziende che praticano l'alpeggio tipico per la salvaguardia di ciò che resta del paesaggio culturale del Grappa. La strategia si muove a livelli diversi, dal piano territoriale con l'individuazione delle macro aree nelle quali applicare le linee guida generali per lo sviluppo, fino a scendere di scala e andar a individuare nel dettaglio le politiche più adeguate per utilizzare lo strumento del turismo sostenibile, come il fattore determinante per portare nuovi interessi e nuova linfa vitale in un ambito che, se lasciato all'abbandono, nel giro di pochi anni rimarrà vivo solo nel ricordo.

 

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